Risentimento

Il Risentimento è oggi la più grande fonte di annebbiamento della coscienza. Il Risentimento è in sostanza l’invidia e l’indignazione verso gli altri. Il flusso costante di input esterni spinge volutamente l’essere inconsapevole verso il risentimento. I mezzi di finta socialità digitale vivono di risentimento. Chi non ha abbastanza o semplicemente non è abbastanza, non è sollecitato a fare e trovare risorse in sé stesso, ma unicamente a invidiare chi ha/è presumibilmente di più in una spirale verso il basso che non trova una fine.

Vi è poi un risentimento più sottile. Quello di coloro che si sentono imprigionati dall’epoca in cui siamo chiamati a vivere ovvero un’epoca in cui la bassezza è venduta come un valore da ricercare. È, ad esempio, il risentimento che si prova ogni volta che si è socialmente costretti a richiedere un qualche servizio, che hai in realtà strapagato, e ti trovi l’impiegato ingrigito che ti tratta con deferenza. Oppure, e qui è pura autobiografia, il pensiero che degli inetti come gli ultimi due ex primi ministri o quel simbolo di malattia che è stato Roberto Speranza, abbiano avuto il potere di obbligarmi a non uscire di casa, perdere i diritti di cittadino e limitare così ulteriormente la mia libertà personale.

La trappola del risentimento va evitata. Bisogna ripetere a noi stessi che ogni tempo ha le sue difficoltà, amare il nostro fato che ci ha dato questo come “nostro tempo” e fare con il tempo che ci è concesso vivere il meglio possibile. 

m.m.

alessandra quattordio