Bere la foresta

Mi capita di sentirmi un immensamente "c**lione" quando non percepisco l'evidenza e mi comporto e penso come chi non mi piace. In questi giorni mi sono sentito così ed accorgermene è stato una sorta di satori.

Mi trovo in mezzo ad una foresta isolata con Emanuela. Un pomeriggio la guardo intenta ad osservare i pini di montagna che ci circondano con particolare attenzione. Ne sente l’odore, tocca la punta degli aghi sempreverdi ancora bagnati di rugiada, li accarezza con delicatezza. Sceglie poi alcune punte di rami e le lava con cura per poi fare con essi un profumatissimo estratto. Me la offre da bere ed io da ignorante le chiedo: ”Ha delle proprietà particolari, ti fa bene per qualche cosa nello specifico?” Come pronuncio le parole mi sento già un imbecille, ma forse è anche la parte maschile che cerca di dare ordine alle "cose" ma che sconfina con l'utilitarismo grossolano.

Lei mi guarda con pazienza, come si guarda un bambino che non capisce e deve imparare. Mi risponde: ”Serve a bere la foresta per entrare in sintonia con la sua vibrazione”. In un istante mi rendo conto così della magia che ci circonda, della vita nella forma di alberi e montagne. Sento che ciò che è importante oggi per me è uscire totalmente dalla mentalità mercantile che mi fa dare valore alle cose in base ai vantaggi e all'utilizzo. Capire finalmente di essere "parte di" e non un essere isolato che "usa".

L'estratto di pino era poi buonissimo.

m.m.

alessandra quattordio