“Io insegno spiritualità” di Marco M.

Io insegno spiritualità

Mi è accaduto di sentire questa frase che mi ha onestamente fatto rabbrividire.

Un istruttore/insegnante insegna e supporta gli studenti didatticamente attraverso l’acquisizione di tecniche. Queste tecniche possono riguardare come suonare uno strumento, come fare un asana di yoga, come tirare un calcio nella kick boxing. Ovviamente, gli esempi sono infiniti.

Ciò che è spirituale non si insegna, non è una tecnica. Ho osservato con sgomento insegnanti che credono che far stare le persone sedute in silenzio, fargli fare un esercizio di respirazione o farle rimanere immobili a guardare negli occhi una persona di fronte sia “insegnare spiritualità” o, in altro modo “figo” per dirlo, “pratica interiore”.

Ciò che è spirituale è come il profumo di un fiore: non lo si insegna, ma lo si emana spontaneamente. Il carisma di una persona non ha nulla a che fare con ciò che insegna o non insegna, ma è come un’energia che, una volta liberata, si può percepire in qualunque azione questa persona compia, proprio perché non ha nulla a che vedere con il “fare”, ma solo ed esclusivamente con l’essere.

Il mercato della spiritualità è, appunto, un mercato dove dei ciechi si auto-proclamano guide di altri ciechi. È però solo mercato, dove i ciechi che vendono riescono a farlo solo perché manca la sensibilità in chi acquista per comprendere che i “ciechi guida” non sanno dove andare. Non sono in preda alla sofferenza che pretendono di guarire, ma sono, nel migliore dei casi, solo ottimi venditori.

 m.m.

alessandra quattordio