“Simpatie Politiche” di Marco M.
Simpatie Politiche
Mi è stato chiesto conto delle mie simpatie dannunziane perché ritenute fasciste.
Scrivo questo post per chiarire, ancora una volta, la mia posizione personale — non quella della scuola — sulla società e sulla politica. Non perché lo ritenga necessario, ma semplicemente perché non ho nulla da nascondere.
Non voto perché non credo nella democrazia. I miei nemici non sono coloro che la pensano diversamente, ma solo chi mi fa personalmente un torto. Trovo ridicola e malata la tendenza attuale, tipica dei leoni da tastiera, di chi non è in grado di relazionarsi umanamente e avere così anche autentici amici con idee diverse dalle proprie.
Vedo la politica come una continuità con la società. Ovvero: una società corrotta e senza cultura, come quella attuale, esprime una politica altrettanto corrotta e ignorante. Non ha quindi per me alcun senso entrare nelle diatribe politiche, ma è fondamentale — e lo sento come missione personale — cercare di nutrire il Bello, il Vero e l’Autentico, nella prassi ancor prima che nella parola. Ovviamente con tutti i miei limiti umani.
Se poi dovessi dire, in senso assolutamente ipotetico, quale sarebbe una forma di governo preferita, allora sarei per un ritorno alla città-stato (stile Sparta e Atene), guidata da un “monaco-guerriero-filosofo”, ovvero una sorta di piccola rivisitazione olistica del mito platonico espresso nella Repubblica. È realizzabile oggi tutto ciò? Ovviamente no.
Ho simpatie fasciste? Se per fascismo si intende una società basata su una sorta di nazionalsocialismo, la risposta è no. Non sono “nazional” né, tantomeno, “socialista”.
Se invece, come spesso accade oggi, per fascismo si intende l’essere critico verso il progressismo, verso l’Illuminismo, lo scientismo, il “wokismo”, il globalismo e verso l’attitudine di giudicare grandi espressioni umane con gli occhi tumefatti della cultura attuale, allora sì, lo sono.
m.m.