“La famiglia nel bosco” di Marco M.

La famiglia nel bosco

Capita raramente di scoprire che esistono esseri umani, autentici ribelli, che non accettano il declino della società contemporanea e se ne tirano fuori. Parlo di Catherine Birmingham e di Nathan Trevallion, che vivono con tre figli, due gemelli di sei anni e una bimba di otto, nei boschi abruzzesi senza né luce né acqua corrente.

La scelta della famiglia non è un ripiego, ma assolutamente consapevole. Oltre a vivere una vita autentica come parte della natura, vogliono tenere fuori i figli da quel campo di concentramento chiamato scuola. Vogliono evitare che i figli vengano “educati” al marciume, al brutto e all’inautenticità, ovvero al lacerante distacco dalla natura.

Quando gli ignoranti alla Greta Thunberg sentono il termine natura, immaginano si parli di piante e animali. Chi coltiva una consapevolezza sa che noi non dobbiamo proteggere la natura che sta fuori, ma salvaguardare il nostro esserne parte. La peggior cosa che sta portando avanti la società di oggi è il lacerante distacco da tutto ciò che è naturale, dando vita alla società transumana a cui tutti dovremmo ribellarci.

Ovviamente il Leviatano non accetta che qualcuno gli sfugga e, attraverso la magistratura, che — come la politica e tutta la stampa — gli è totalmente asservita, reclama i figli della coppia. Glieli vogliono togliere per affidarli ai servizi sociali.

Ovviamente i figli sono il punto più importante. Gli adulti consapevoli non possono essere rieducati all’inumano, ma i figli possono essere manipolati e resi servi (o pazzi).

A questa coppia di coraggiosi va tutta la mia solidarietà, e l’unico modo per davvero aiutarli è imitarli. Cercare, in tutti i modi possibili, un autentico ritorno al naturale, con particolare attenzione ai figli, che sono gli unici semi possibili affinché vi sia un risveglio.

 m.m.

alessandra quattordio